• Projects

  • About
  • CV
  • Contacts


© 2012 - 2025
Paolo Gobbo

Torino, Italia, 2014

Ciò che sappiamo su chi ci circonda, e ciò che gli altri sanno di noi, si fonda essenzialmente su apparenze. Nessuno ha accesso diretto all’interiorità altrui, nessuno può darsi agli altri in modo immediato, nel rapportarsi ai propri simili gli esseri umani non possono evitare di prendere le cose come appaiono.  Chi vive nel mondo è un essere pubblico e l’apparenza che incessantemente proietta intorno a sé, il suo aspetto, lo segue in ogni situazione, lo circonda e protegge. Questo schermo trasparente ma sensibile condiziona i nostri rapporti sociali e li media, come un inseparabile biglietto da visita che, presentando anticipatamente agli altri le nostre generalità, plasma e influenza la nostra comunicazione con loro. L’apparenza ha anche, inevitabilmente, lo statuto di una maschera o travestimento.
Oggetto ambiguo per eccellenza, la maschera mostra nascondendo, perché, nel momento stesso in cui rivela un aspetto della realtà, comunicandolo, ne ricopre un altro con il proprio spessore più o meno trasparente: attraverso di essa si mostra qualcosa che sembra essere, ma che forse non è. Come una maschera, l’apparenza sociale è sempre sospetta ed accusabile di celare, travestire o stravolgere una realtà più profonda e più genuina.
Nella società odierna, dominata dalla multimedialità, dalla comunicazione immediata a tutti i costi e da rapporti sempre più artificiali, vi è il rischio che tale maschera celi troppa parte di chi la indossa, nascondendone la vera natura, arrivando infine ad isolare la persona a renderla trasparente agli altri, come un fantasma, invisibile in quanto non immediatamente comprensibile.